Adolfo Wildt
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Biografia breve di Adolfo Wildt
Adolfo Wildt (Milano 1868 - 1931) è stato uno scultore italiano. Scultore milanese nonostante il cognome teutonico, è nato a Milano il primo marzo 1868. È ritenuto il maggior esponente della tendenza simbolista nella scultura italiana dell'ultimo decennio del secolo scorso e dei primi decenni di questo. Di umilissima famiglia milanese ebbe giovinezza povera e stentata; cominciò ben presto a lavorare come semplice operaio nello studio dello scultore milanese Giuseppe Grandi e poi presso altri vari scultori, eseguendo i lavori più modesti ma giungendo presto, per il suo innato talento e per la sua indomabile voglia di apprendere e di fare, a tradurre in marmoi loro modelli: ed è proprio attraverso questo lavoro che Wildt compì la sua formazione artistica e soprattutto potè acauisire quella sua straordinaria perizia tecnica nella lavorazione del marmo, che lo fece dalla Bucarelli definire "bravissimo artigiano del marmo", e l'implicita critica non è poi del tutto ingiustificata. Del periodo giovanile sono i suoi migliori lavori, almeno i più dotati di purezza formale, scaturiti da una spontanea intuizione lirica, non derivati da una volutamente ricercata concettualità, e non ancora toccati da quello spettrale simbolismo, che doveva caratterizzare la sua produzione del novecento, pur così immeritatamente esaltata. Egli si mise in mostra con l'opera "Mozzo", ora al Museo di Corfù, del 1890; seguì due anni dopo "La vedova'", che reca le sembianze della giovane sua moglie e il titolo "Vedova" inciso sulla base; il marmo fu in un primo esemplare esposto alla Permanente nel 1893, definito come "Atte" ossia la libérta amante di Nerone; nel 1894 esso comparve alla Triennale di Brera edè ora alla Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma. L'opera fu dal Wildt ripetuta tre volte; un marmo fu all'Esposizione italiana di pittura, scultura ed arti applicate del 1902 e acquistato dal Granduca Vladimiro. Espose poi a Monaco di Baviera "Martire' che vinse la medaglia d'oro. Sono dei primi anni del Novecento L'idiota'"o "Il puro folle'", al Vittoriale di Gardone, Luomo che tace'' e l'uomo che dorme", ora al Museo di Konigsberg. Nel 1911 espose a Roma il marmo "La maschera del dolore" e nel 1912 a Brera la famosa trilogia Il giovane - Il Santo - Il Saggio", eseguito nel 1910, con attuale sistemazione in un'edicola in muratura nel giardino della Villa reale di Via Palestro a Milano. II Wildt si era peraltro volto ad un plasticismo neorinascimentale indulgendo al desiderio di tradurre nella materia idee universali ed astratte cadendo cosi nel concettualismo, anzi in un simbolismo di sapore tipicamente floreale e per di più spettrale. Ne sono esempio Ľuomo antico" alla Galleria d'arte moderna di Milano e soprattutto 'La concezione" al Museo Milanese della scienza e della tecnica, altorilievo in mnarmo in cui l'artista ha voluto raffigurare il mistero religioso del concepimento nella madre, le cui mani sono congiunte in atteggiamento orante che richiama al tempo stesso all'immaginazione l'organo genitale simbolo della femminilità e della maternità, nel padre il cui volto contorto vorrebbe significare l'umana sofferenza e nel feto messo a rappresentare la realtà fisiologica della concezione. Non si comprende come questo lavoro sia stato tanto esaltato, quando nulla in esso vi è di "arte' rettamnente intesa, che per sua stes- sa essenza rifugge da ogni voluto concettualismo, e del quale si può solo lodare il virtuosismo tecnico. Adolfo Wildt eseguì numerosi monumenti funebri al Cimitero monumentale di Milano, fra i quali si possono ricordare le tombe Ravera" Zucchetti", "Bistoletti (La casa del sonno)", "Salsi (Madonna con Bambino)'", l'edicola “Korner (Affetto nel dolore)"" e la tomba al pittore Aroldo Bonzagni (Ironia - satira - dolore)" Eseguì anche numerosi ritratti: di Margherita Sarfatti, di Arturo Toscanini, di Nicola Bonservizi, di Benito Mussolini - alla Galleria d'arte moderna di Milano ve ne sono due, di Vittorio Emanuele III° incoronato di lauro, di Papa Pio XI ora nella Collezione d'Arte Moderna Religiosa in Città del Vaticano, di cui può semmai lodarsi il volto, peraltro troppo mascolinamente segnato, ma non certamente il pesante e inutilmente sproporzionato busto e le braccia conserte che vorrebbero essere ieratiche, ma sembrano piuttosto ispirate ai tentacoli di un mostro antidiluviano. Alla Galleria Ricci-Oddi di arte moderna a Piacenza vi è il busto dell'arpista Iulia Alberta Planet: il Wildt ha saputo rendere in marmo, con sobrietà di linee e con vivida penetrazione psicologica, il volto intelligente della giovane. Alla Galleria d'arte moderna di Cento in provincia di Ferrara vi è la sua opera allegorica “Rosario". Nell'atrio dell'Università commerciale milanese "Bocconi" vi è la sua lapide commemorativa degli studenti bocconiani caduti nella grande guerra. Nella Chiesa al centro del complesso ospedaliero «Cà Granda'" di Milano vi sono tre suoi bei bassorilievi raffiguranti guarigioni evangeliche"' e nel cortile centrale dell'ex Ospedale Maggiore in Via Festa del Perdono è suo il gesso di una colossale statua di S. Ambrogio. Egli nel 1923 fu nominato professore a Brera e l'anno dopo entrò a far parte del Consiglio Superiore delle Belle Arti. Nel 1929 fu assunto alla gloria dell'Accademia d'Italia. Ha anche eseguito medaglie con quella sorprendente perizia tecnica che innegabilmente fu sua. Ha dato alle stampe un volumetto su "L'arte del marmo". È stato insegnante di Lucio Fontana, quello dei buchi e dei tagli camuffati da "ar- te spaziale" e come tale fatti passare da taluni critici d'arte. Il Wildt fece parte del raggruppamento del Novecento", in un secondo tempo, auspice Margherita Sarfatti, assieme a Soffici, Carrà, Campigli, Casorati, Carena ed altri più giovani artisti. È morto a Milano il 12 marzo 1931.
FONTE: V.VICARIO
Adolfo Wildt Quotazioni sculture
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